Pensare in piccolo e come i piccoli

Per tornare a giocare tutti insieme e sentirci protagonisti
Venerdi 5 giugno: qualche volta è bello scoprire che leggere i giornali è utile, forse anche grazie a questo sole che questa mattina ha illuminato i tetti della nostra cittadina dopo una notte di pioggia.
A volte sono proprio le piccole cose a metterti di buon umore e così mentre i ragazzi si collegavano per una delle loro ultime lezioni online, ho letto il giornale online anch’io!!! E mi sono sentito sollecitato a pensare non solo a quello che in Italia non va, non funziona ma a quello che noi qui, nella nostra Cusano Milanino potremmo fare. Avendo come molti di noi figli in quella fascia di età che va dai 13 ai 18, in cui ancora sembra tutto possa accadere, ho scoperto che in questa fase di riapertura, loro, desiderosi di ritrovarsi e muoversi, andavano a giocare a calcio nel campetto in Via Roma e in quello in fondo a via Buffoli, da sempre trascurati e abbandonati.

Mi sono chiesto se non fosse giunto il momento di cambiare strategie d’ uso del proprio patrimonio e territorio che non sia solo quello di appaltare o affittare a società che hanno come unico criterio l’utile economico o l’interesse. Avere spazi attrezzati e poi curati avrebbe il duplice obiettivo di favorire l’aggregazione tra i giovani e di creare qualche posto di lavoro utile.
In attesa di scoprire se ci saranno risorse messe a disposizione dei comuni, per interventi di cura del territorio, si potrebbero stabilire ”ora” criteri di utilizzo delle risorse da subito disponibili e rilanciare una politica d’intervento della amministrazione che privilegi la cooperazione e la solidarietà invece della competitività, del conflitto, della ricerca di responsabilità sempre a carico della parte avversa. Si potrebbero attivare le mille risorse disponibili sul territorio a partire da quelle professionali, artigianali, di competenze acquisite o di semplice voglia di partecipare. Si potrebbero creare gruppi d’intervento coordinati da una figura competente dell’amministrazione comunale.

Troppo spesso ci siamo arresi di fronte alla esigua partecipazione di chi, in questa cittadina, ci abita, ci dorme, ci cammina, magari ci lavora,” la usa” ma sembra preferire la delega e quindi non ci vive a pieno titolo tanto da sentirla anche sua, di cui potrebbe occuparsi.
Il discorso si potrebbe allargare ai campi gioco , ai parchi esistenti nel nostro territorio, chi se ne occupa? chi li cura e come ?.
Il problema non è la sorveglianza o la vigilanza del territorio ma la cura e l’interesse a prendersene cura.

Troppo spesso ultimamente il termine Comunità ( gli italiani, i milanesi, i cusanesi, quelli del milanino etc) è stato assimilato a quello di identità storica tradizionale come se dovesse essere un patrimonio storico acquisito da preservare e difendere contro chi se ne vuole appropriare ingiustamente o che viene ingiustamente sminuito, così il termine popolo di cui sembra siano i populisti gli unici rappresentanti e difensori. Niente di più falso.

Forse i due termini – Comunità e popolo- che volutamente scrivo con la C maiuscola e la p minuscola, quasi a significare che chi viene dal popolo viene dal basso, hanno più di qualcosa in comune e cioè si riferiscono a un insieme di persone che abitano nello stesso posto e/o hanno interessi comuni.
Quindi sono uniti da una comunanza che privilegia il bene comune, l’interesse collettivo, pur salvaguardando il bene del singolo individuo.
La partita da giocare, o la ripresa di quella partita che da troppo tempo aspetta di essere giocata, è troppo importante per non pensare di agire come “quei piccoli” che non si fermano davanti ad alcun ostacolo pur di giocare la loro partita anziché rimanere a casa a fare il tifo e delegare ad altri la ricerca di una soluzione. Anche per questo propongo di pensare in piccolo e di intervenire su quello che conosciamo, che ci riguarda, che ci è vicino perché questa è la nostra comunità.

[Antonio DiPietro]