Roba da matti, roba da chiodi.

La notizia è che Trenord dal 3 giugno vieta il trasporto di biciclette di dimensioni normali su tutti i treni lombardi. Proprio nella giornata mondiale della bicicletta, istituita dall’ONU: se non è tempismo questo!

I dirigenti di Trenord pensano che le bici favoriscano l’avvicinamento delle persone e la trasmissione del virus. E’ semmai il contrario e chiunque può capire che due persone con bicicletta sul treno sono fisicamente spinte al distanziamento. Di questi tempi occorrerebbe invece incentivare il trasporto pubblico di persone con bici, magari togliendo, dove è possibile, qualche seduta inutilizzata.

Anche dal punto di vista del contrasto ai cambiamenti climatici, promuovere l’accoppiata treno-bicicletta, come avviene in nazioni più attente alle problematiche ambientali, sarebbe segno di una visione lungimirante e strategica. Visione che Trenord non dimostra. Pensano forse a un futuro di spostamenti su auto, incolonnate e con una sola persona a bordo, come avveniva prima della pandemia? Perché questa scelta? Viene da credere che si voglia penalizzare alcune fasce sociali: i pendolari che vanno al lavoro o i fattorini della Gig Economy che usano le bici come strumento di lavoro o i turisti senza portafoglio gonfio.

Una decisione sbagliata e avventata che va anche in direzione opposta al boom di acquisto di biciclette che sta avvenendo grazie agli incentivi statali per tutti.

Fortunatamente molti comuni vedono i loro cittadini, adulti, anziani e soprattutto bambini, tornare in grandissimo numero a spostarsi con la bicicletta, e realizzano piani di messa in sicurezza con percorsi ciclabili protetti o con vaste zone a 30 Km/ora per le auto in città.

Allora che cosa possiamo fare nei confronti dei dirigenti strabici di Trenord?

Facciamo arrivare loro dai cittadini, dalle associazioni, dai Comuni, la richiesta di ritirare questa decisione antistorica, antieconomica, anti aziendale e che fa male a tutti. Guardiamo a un futuro pulito, dove si possa andare anche con le nostre bici sul treno, in sicurezza e poi pedalare… in avanti.

Angelo ‘Maya’ Agosti