Rigenerazione urbana e progettualità. Il ruolo di Cusano Milanino nella Città Metropolitana.

Sabato 23 Novembre in Sala Moneta hanno avuto inizio le giornate di informazione e riflessione del Partito Democratico cusanese. Uno dei due temi di indagine e approfondimento è stato la governance dei processi di rigenerazione urbana e il rapporto tra i comuni della neonata Città Metropolitana di Milano e l’ente stesso; a tenere la conferenza sono stati Mario Paris, Dottore di Ricerca in Pianificazione Urbana e Regionale e docente al Politecnico di Milano, e Lidia Arduino, ex-assessore, architetto e candidata sindaco per la coalizione di centrosinistra alle scorse elezioni amministrative.

È interessante provare a raccontare, con l’ambizione di riuscirle a sintetizzare efficacemente, l’enorme quantità di informazioni e spunti emersi, relativi alla presentazione allegata e a lungo dibattuti. Una prima valutazione interessante è che, a dispetto della sua autoesaltazione (“Città Alfa secondo il Global City Network!”), Milano è piccola, e senza la sua area metropolitana sparirebbe dai radar dei tanto decantati investitori stranieri; dall’altro lato, i temi che una volta erano prettamente urbani e non coinvolgevano l’allora “periferia”, oggi sono diffusi su un territorio ben più ampio dei confini della città e il termine “periferia” ha assunto significati ben più complessi e meno legati al suo significato geografico. Ma questo è un tema che meriterebbe una lunga trattazione a parte, che prima o poi potrebbe anche arrivare.

Paris_rigenerazione-urbana_novembre-2019

A partire da queste piccole (in termini di numero di parole, ma enormi in termini di conseguenze) affermazioni, è interessante esplorare brevemente, a pochi anni dalla Legge Delrio – legge quanto meno discutibile, per usare un eufemismo – il rapporto e i contributi reciproci tra l’ente Città Metropolitana (ex provincia) e i singoli Comuni che ne fanno parte. Ciò di cui tutti, come cittadini più o meno attenti, siamo a conoscenza è la difficoltà per i Comuni di piccole-medie dimensioni come il nostro ad uscire dalla dimensione dell’ordinario (tappare le buche, asfaltare la strada, riparare l’altalena, sostituire il cestino, ecc) per irrompere nello straordinario, inteso come progettualità e visione a medio-lungo termine. In collaborazione con il Politecnico di Milano, la Città Metropolitana ha fatto un tentativo di raccolta dei progetti nei cassetti degli Uffici Tecnici dei 133 Comuni (Milano esclusa ovviamente) e non solo i risultati sono stati francamente deprimenti, ma in un primo momento non sono state ricevute nemmeno risposte alla semplice richiesta! Dal punto di vista amministrativo, è stato interessante venire a conoscenza che diverse delle risposte ricevute sono arrivate a seguito della mobilitazione e interesse di illuminati amministratori locali.

Questa raccolta di dati è finalizzata alla messa in rete dei progetti di diversi comuni allo scopo di confezionare strategie progettuali ad un livello di definizione tale che possano ambire ad accedere a bandi, che spesso vengono pubblicati senza preavviso (in Italia, a livello europeo i bandi sono invece a cadenza fissa e calendarizzati con ampio anticipo…) e offrono tempi molto contingentati per la presentazione dei progetti alla ricerca di finanziamenti. I Comuni infatti sono giustamente sempre alla ricerca di fondi per la suddetta manutenzione ordinaria e i bandi sono l’unica occasione da cogliere al volo per finanziare l’extraordinario, con un risvolto però: portare un progetto ad un livello di definizione che permetta di accedere ai finanziamenti di un bando assorbe risorse, siano esse temporali, economiche o umane, in molti casi non disponibili, per lo meno contemporaneamente, all’interno delle strutture tecniche comunali. E quando accade che, pur avendo dedicato tempo e passione, il progetto viene respinto, la delusione va ad inficiare il morale di dipendenti comunali già oberati dalle richieste di tappare le buche e svuotare i cestini.

Una conclusione è quindi che Città Metropolitana può venire in aiuto con questo scopo, ovvero mettere in rete progetti, strutture tecniche, fornire consulenza nella stesura dei progetti ed evitare che i Comuni competano tra loro quando non necessario. Il tutto con l’obiettivo finale di far convivere quotidianità e progettualità all’interno delle amministrazioni locali e sganciare la seconda dall’eccezionalità rappresentata dai vari bandi e farla entrare sempre più come necessità, perchè la visione di una città, che è la politica a dover offrire, vada oltre non solo oltre il mese o i 5 anni dell’amministrazione, ma anche a lungo termine. La strada è lunga, ma queste occasioni servono proprio a stimolare la riflessione, alzare le antenne per cogliere le opportunità e offrire ai cittadini, ai quali a un certo punto ci si trova a dover chiedere fiducia tramite il voto, una prospettiva di sviluppo, che mantenga le specificità locali inserite in un contesto di una città internazionale sovraccarica di offerte e spesso percepita come buco nero che attrae e non restituisce, più che come attrattore di investimenti da redistribuire.

Jacopo Carbonieri